Frizze della Val Bormida
Il maiale, a parte qualche eccezione (Val d’Aveto in particolare), non è un animale tipico della Liguria del gusto. Diverso, invece, il cinghiale, animale sacro ai Celti, liguri dopo i ligustici, cacciato e cucinato da millenni. E proprio dagli antichi cacciatori (ma anche dalle contaminazioni con Lombardia ed Emilia Romagna) che in Val Bormida nascono e si diffondono le “frizze”, in alcune zone chiamate “grive”, frattaglie a base di fegato di maiale con aggiunta di bacche di ginepro, aglio, rosmarino.
Nella tradizione locale, la carne non compariva frequentemente sulle tavole ed era comunque sempre protagonista di momenti particolari come il matrimonio o la nascita di figli, presente in ricorrenze come il Natale o la Pasqua, la mietitura o il giorno del santo patrono.
Ma la vera festa è sempre stata, per tradizione, condizionata dall’uccisione del maiale: la famiglia intera si riuniva, per dare una mano nella confezione delle carni. La necessità di consumare nel breve periodo le frattaglie facilmente deperibili ha stimolato la fantasia rurale. Questo è il caso delle frizze o grive, frattaglie speziate racchiuse nell’omento dove al prezioso pepe si sostituiscono le bacche di ginepro, succedaneo contadino di un prodotto all’epoca troppo caro, che lo ricorda almeno nella forma.
Testo tratto da: https://www.ivg.it/
Foto tratta da: http://www.thefridgeproject.com/
Ingredienti
- 500 g di fegato di maiale
- 500 g di pasta di salsiccia fresca
- 8-10 coccole di ginepro
- Rete di maiale
- Olio per friggere
- sale e pepe
Istruzioni
- Tritare il fegato di maiale e, separatamente, la salsiccia aggiungendo le bacche di ginepro pestate nel mortaio con sale e pepe.
- Formare delle palline grosse come noci e avvolgerle nella rete di maiale.
- In un ampia padella portare a temperatura l'olio e friggerle.
- Una volta fritte metterle a scolare su un foglio di carta assorbente da cucina per eliminare l'unto.
- Servire caldissime.